La relazione tra la pressione arteriosa sistolica e diastolica in ambito ambulatoriale e gli esiti cardiovascolari rimane non ben definita ed è stata complicata da lineeguida recentemente riviste con due diverse soglie ( maggiore o uguale a 140/90 mm Hg e maggiore o uguale a 130/80 mm Hg ) per il trattamento dell'ipertensione.
Utilizzando i dati di 1.3 milioni di adulti in una popolazione ambulatoriale generale, è stata effettuata una analisi multivariabile di sopravvivenza di Cox per determinare l'effetto del carico di ipertensione sistolica e diastolica su un esito composito di infarto miocardico, ictus ischemico o ictus emorragico per un periodo di 8 anni.
L'analisi ha controllato le caratteristiche demografiche e le condizioni coesistenti.
Il carico dell'ipertensione sistolica e diastolica ha predetto, ciascuna indipendentemente, gli esiti avversi.
Nei modelli di sopravvivenza, un carico continuo di ipertensione sistolica ( maggiore o uguale a 140 mm Hg; hazard ratio per unità di aumento del punteggio z, HR=1.18 ) e ipertensione diastolica ( maggiore o uguale a 90 mm Hg; hazard ratio per unità di aumento del punteggio z, HR=1.06 ) ha predetto indipendentemente l’esito composito.
Esiti simili sono stati osservati con la soglia più bassa di ipertensione ( maggiore o uguale a 130/80 mm Hg ) e con le pressioni sistolica e diastolica utilizzate come predittori senza soglie di ipertensione.
È stata osservata una relazione a curva J tra pressione arteriosa diastolica ed esiti che è stata spiegata almeno in parte dall'età e da altre covariate e da un maggiore effetto dell'ipertensione sistolica tra le persone nel quartile più basso della pressione arteriosa diastolica.
Sebbene l'aumento della pressione arteriosa sistolica abbia avuto un effetto maggiore sugli esiti, sia l'ipertensione sistolica che quella diastolica hanno influenzato indipendentemente il rischio di eventi cardiovascolari avversi, senza dipendere dalla definizione di ipertensione ( maggiore o uguale a 140/90 mm Hg o maggiore o uguale a 130/80 mm Hg ). ( Xagena2019 )
Flint AC et al, N Engl J Med 2019; 381: 243-251
Cardio2019