Uno studio compiuto presso la Washington University a Seattle negli Usa ha valutato l’incidenza di infarto miocardico tra i soggetti ipertesi con elevati livelli di colesterolo totale, ed ha verificato la validità del metodo di classificazione NCEP-ATP III ( National Cholesterol Education Program-Adult Treatment Panel III ) nel rappresentare il rischio di infarto miocardico tra gli ipertesi.
Lo studio di popolazione ha coinvolto pazienti di età compresa tra 30 e 79 anni, arruolati in un HMO ( Health Maintenance Organization ).
Questi pazienti erano in trattamento farmacologico per l’ipertensione, ma non stavano assumendo farmaci ipocolesterolemizzanti.
Secondo gli Autori, il 31% degli infarti miocardici tra i pazienti con ipertensione potrebbe essere dovuto a livelli di colesterolo totale superiori a 200 mg/dL.
Tra i partecipanti a più alto rischio secondo ATP III, il 41% degli infarti miocardici era da attribuire ai livelli di colesterolo totale maggiori di 160 mg/dL, anche se i livelli di colesterolo maggiori o uguali a 200 mg/dL erano responsabili della maggioranza di questi eventi.
I dati di questo studio indicano che la stratificazione del rischio secondo ATP III migliora l’individuazione del burden cardiovascolare dovuto ad elevati livelli di colesterolo totali tra i pazienti ipertesi a più alto rischio.
Una strategia atta a migliorare il controllo dei livelli di colesterolo nei pazienti ipertesi potrebbe prevenire una parte sostanziale del burden di morbidità e di mortalità per infarto miocardico. ( Xagena2005 )
Glazer NL et al, Am J Hypertens 2005; 18: 759-766
Cardio2005