È emerso da uno studio che un aumento della pressione arteriosa è associato a un più alto rischio per nuova insorgenza di diabete mellito. La forza dell'associazione diminuisce con l'aumentare del peso corporeo e dell'età, ma nella coorte generale, ogni aumento di 20 mm Hg della pressione sistolica è risultato associato a un rischio maggiore del 58% di sviluppare diabete di nuova insorgenza ( hazard ratio, HR=1.58, 95% IC 1.56-1.59 ).
I risultati hanno confermato l’ipotesi secondo cui l'ipertensione è un fattore di rischio indipendente per il diabete mellito di tipo 2. Sono tuttavia necessari studi randomizzati per stabilire il nesso di causalità e per determinare se l'abbassamento della pressione arteriosa possa ridurre il rischio per nuova insorgenza di diabete.
Il diabete mellito è un fattore di rischio per l’ictus, l’infarto miocardico ed altri eventi cardiovascolari. È stato dimostrato che i pazienti affetti da diabete di tipo 2 presentano un aumento triplo del rischio di morte correlata a malattia cardiovascolare rispetto ai controlli abbinati per età e sesso senza diabete.
Secondo i ricercatori inglesi della University of Oxford, elevati valori della pressione arteriosa sono associati a infiammazione cronica e a disfunzione endoteliale; entrambi i fattori sembrano essere mediatori del rischio di manifestare diabete. Non sembra esistere un determinante biologico per sospettare che l’elevata pressione arteriosa possa essere causa di diabete di nuova insorgenza.
Per giungere a questi risultati sono stati utilizzati i dati delle cartelle cliniche presenti nel database CPRD ( Clinical Practice Research Datalink ). Sono stati identificati 4.1 milioni di adulti che al basale non presentavano diagnosi di diabete o di malattie cardiovascolari.
L'endpoint primario era la diagnosi di diabete di tipo 2 o la prescrizione di Insulina o di farmaci antidiabetici.
Sia i valori di pressione sistolica sia quelli di pressione diastolica sono risultati associati a un aumentato rischio di diabete di nuova insorgenza nella coorte complessiva. Ogni aumento di 10 mm Hg della pressione diastolica era associato a un aumento del rischio di sviluppare diabete del 52% ( HR=1.52; 95% IC 1.51-1.54 ).
L'analisi dei sottogruppi ha rivelato che un aumento di 20 mm Hg della pressione sistolica è risultato associato a un maggiore rischio di manifestare diabete nei soggetti con un indice di massa corporea ( BMI ) di 25 kg/m2 o inferiore ( HR=1.89, 95% IC 1.84-1.94 ) rispetto ai soggetti con BMI maggiore di 35 kg/m2 ( HR=1.19; 95% IC 1.16-1.22; p per interazione inferiore a 0.0001 ).
Inoltre, una pressione diastolica aumentata di 10 mm Hg era associata a un rischio di diabete maggiore del 73% tra i soggetti con BMI inferiore a 20 kg/m2( HR=1.73; 95% IC 1.68-1.78 ) rispetto a un aumento del rischio del 19% tra i soggetti con BMI superiore a 35 kg/m2.
Il rischio relativo di diabete di nuova insorgenza per valori di pressione sistolica aumentati di 20 mm Hg è diminuito con l'aumentare dell'età da un hazard ratio di 2.00 ( 95% IC 1.96-2.04 ) all'età di 30-50 anni a un HR di 1.14 ( 95% CI 1.11-1.17 ) a 71-90 anni.
È stata anche condotta una meta-analisi di 30 studi prospettici osservazionali, per un totale di 285.664 partecipanti e 17.388 eventi di diabete incidente. Sommando i dati della meta-analisi con quelli delle cartelle cliniche è emerso che il coefficiente generale aggregato era del 76% per ogni aumento di 20 mm Hg della pressione sistolica ( RR=1.76; 95% IC 1.56-1.97 ).
Questo studio ha fornito una forte motivazione per continuare la ricerca sulle basi fisiopatologiche e sulle implicazioni cliniche e farmacologiche derivanti dall'evidente associazione reciproca, in qualche modo causale/concausale, tra ipertensione arteriosa e diabete mellito di tipo 2. ( Xagena2015 )
Fonte: Journal of American College of Cardiology, 2015
Cardio2015 Endo2015