Il valore prognostico della pressione sanguigna durante il sonno, riportato da recenti studi clinici, non è ben definito.
Ricercatori dell’Hadassah-Hebrew University Medical Center a Gerusalemme in Israele, hanno esaminato la relazione tra pressione sanguigna durante il sonno, misurata mediante monitoraggio di 24 ore, e la mortalità per tutte le cause.
E’ stata studiata una coorte di 3.957 pazienti, di età media 55 anni ( il 58% sottoposti a trattamento ), monitorati a livello ambulatoriale ( 19991-2005 ).
Nel corso del follow-up di 27.750 persone-anno ci sono stati 303 casi mortali.
L’hazard ratio ( HR ) per la mortalità è risultato pari a 1.32 per l’ipertensione in condizione di veglia ( maggiore o uguale a 135/85 mmHg ) e 1.67 per l’ipertensione durante il sonno ( maggiore o uguale a 120/70 mmHg ).
Dall’analisi per quintili è emerso che il quinto superiore di dipping ( caduta pressoria ) sistolico e diastolico durante il sonno era associato ad HR aggiustato di 0.58 e 0.68, rispettivamente.
Riguardo alla pressione sistolica a paziente sveglio, gli hazard associati a ridotto dipping sistolico sono aumentati dai dippers ( soggetti in cui la caduta presso ria era > 10%; HR=1 ) ai non-dippers ( soggetti in cui la caduta pressoria era compresa tra 0% e 9.9%; HR=1.30 ) ai risers ( soggetti con variazione pressoria < 0%; HR=1.96 ).
Dallo studio è emerso, che la pressione sanguigna misurata a livello ambulatoriale predice la mortalità significativamente meglio della pressione sanguigna misurata in clinica.
La disponibilità di misurazioni della pressione durante il sonno, ed in particolare, il pattern di dipping ha fornito ulteriore informazione clinicamente predittiva e giustificazione all’uso del monitoraggio ambulatoriale. ( Xagena2007 )
Ben-Dov IZ et al, Hypertension 2007; 49: 1235-1241
Cardio2007